Capitolo uno.
Giacomo lasciava in casa tutto ciò di cui non aveva bisogno quando usciva all’aperto: i ricordi della sua infanzia, le emozioni sopite da esperienze traumatiche, le ferite che non poteva vedere davanti allo specchio.
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In auto si sentiva al sicuro. Aveva una BMW Serie 3 Touring, acquistata usata una decina di anni prima, ma che ancora faceva il suo egregio lavoro. Il motore diesel aveva percorso più di trecentomila chilometri ma, a parte un fumo al limite delle norme del codice stradale, non dava alcun segno di stanchezza.
Gli interni di pelle color crema, con i segni del tempo soprattutto sul sedile del guidatore, contrastavano con il colore nero della carrozzeria. Aveva pensato, qualche anno prima, di sostituire la pelle consumata con un nuovo rivestimento in tessuto, meno resistente ma più comodo, soprattutto d’estate, ma desistette dopo che gli fu presentato il preventivo di spesa.
Quando era entrato in auto, quella mattina, aveva gettato il telefono e la busta gialla distrattamente sul sedile del passeggero anteriore, e i due oggetti erano ancora lì. Si ricordò di dover chiamare il suo capo per farsi dire l’indirizzo per l’incontro. L’auto non aveva il sistema Bluetooth per cui dovette abbassare il volume della radio. Utilizzando i comandi vocali del cellulare compose il numero del suo capo. Dopo svariati squilli arrivò la risposta:
— Alla buon’ora, — lo accolse il suo responsabile d’Area vendite.
— Buongiorno Dario, perdona il ritardo, — Dario accusava Giacomo di essere sempre in ritardo, anche quando non lo era o non avevano concordato un orario. E Giacomo ormai non ci faceva più caso, e si scusava in maniera automatica. — Ho avuto un piccolo imprevisto…
— Immagino, caro. La solita ragazzina che ti fa perdere la testa…
«…e chi ti sei scopato questa volta?», lo anticipò col pensiero Giacomo.
Dario sapeva che Giacomo non amava le relazioni fisse e pensava che il collega se la spassasse come un giovanotto. Ogni volta che lo trovava distratto, che lo vedeva stanco o non si presentava al lavoro, era sempre la stessa battuta: «Giacomo… chi ti sei scopato questa volta?»
— Magari… — si scusò solo per non dover trovare altre scuse per un ritardo che in realtà non esisteva. — Ho avuto una notte d’inferno e una mattinata anche peggiore, ma non a causa di una donna.
— Sì sì, vallo a dire a qualcun altro, marpione!
Se Dario iniziava a parlare di donne e di sesso non si sarebbe più fermato. Era una sua ossessione. Era un bell’uomo, sulla sessantina, il fisico ancora tonico, completamente rasato e con una barba grigia, occhi scuri e mascelle voluttuose che lo rendevano interessante alle sue coetanee. In casi come questo, quando la discussione virava su un terreno libidinoso, Giacomo doveva interrompere il flusso di pensieri erotici con un argomento distraente.
— Hai parlato con le Risorse Umane? — era la distrazione che immetteva, andando sul sicuro, perché l’argomento «soldi» era altrettanto potente. — Ho sentito che hanno bloccato le promozioni anche per quest’anno…
— Sei matto? Se solo ci provano, vado lì e gli ribalto la scrivania!
— L’ho letto su un comunicato sindacale…
— Sempre la stessa storia. Uno si spacca il culo, va avanti e indietro con la propria auto, e ripeto con la propria auto, — lo disse con voce greve, — e con un rimborso di pochi centesimi al chilometro pensano di aver risolto il problema? No cari: il problema c’è, ed è molto grande! Ok, non mi riconosci il rimborso a pie’ di lista? Allora mi dai l’aumento. O l’uno o l’altro, non si scappa.
— Magari è solo un comunicato per sollecitare all’azienda una soluzione, — Giacomo era riuscito a distrarlo dall’argomento sesso e si sentiva più a suo agio se Dario non avesse parlato della sua vita personale. — Ma se hai delle informazioni diverse, tienimi aggiornato: sono d’accordo con te.
— Sei il mio fido alleato Giacomo, anche se per i miei gusti scopi troppo.
«Ancora?! — pensò Giacomo irritato. — O stanotte sua moglie l’ha mandato in bianco, oppure ha ancora il gusto di sesso in bocca».
— Dove ci troviamo allora? Io sono già in auto che sto girando a caso, — chiese per interrompere nuovamente il flusso.
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— Ah, giusto. L’appuntamento è alle 10:00, a Monsummano Terme. Ti invio la posizione giusta per messaggio, dopo che abbiamo finito la telefonata. Volevo solo avvisarti che il responsabile degli acquisti che incontreremo è un tipo tosto. Cioè «tosto» è un eufemismo: è un rompicoglioni! Personalmente non lo conosco, non l’ho mai incontrato, ma per prendere questo appuntamento non ti puoi immaginare quante volte ho chiamato. Si fa desiderare più di una bella donna, — «…e ti pareva non ci mettesse dentro una donna…», pensò Giacomo. — Ma non ti preoccupare, ti tirerò fuori io dal pantano se la situazione degenerasse. Lui vorrà tirare giù il prezzo oltre i nostri limiti ma dovremo resistere. Forza!
Dario era un abilissimo venditore e riusciva sempre ad uscire anche dalle situazioni che sembravano ormai perse. Giacomo lo ammirava per quelle sue capacità ma non avrebbe voluto in nessun caso trovarsi nelle circostanze, a volte imbarazzanti, che quel tipo di caratteristiche lo portavano a dover affrontare.
— Ok, messaggio ricevuto, — lo rassicurò Giacomo, anche se Dario non ne aveva bisogno.
— Un’altra cosa. Probabilmente lo porteremo a pranzo in qualche ristorante chic, ho capito che è «sensibile» alla buona cucina. Hai tutta la tua attrezzatura? — Dario si riferiva al problema bromidrosi. — Mi capisci…
«Cazzo! Cazzo! Cazzo! — urlò Giacomo dentro di sé — Ho lasciato il cambio a casa! Cazzo!» Doveva dirlo anche a Dario.
— Come ti dicevo, la giornata non è iniziata al meglio. Ho lasciato il cambio a casa, non credo che potrò venire a pranzo con voi.
«Cazzo! Cazzo! Cazzo! — urlò Dario dentro di sé — Come se non lo sapessi che puzzi come un maiale». Ma non poteva dirlo a Giacomo.
— Be’, — disse trattenendo la rabbia. — Avrai qualcosa in macchina: un deodorante, delle salviette umide, un asciugamano…
Giacomo si ricordò che qualche tempo prima aveva messo nel portaoggetti una crema al mentolo. Però sapeva già che non sarebbe stata sufficiente per annullare completamente il problema.
— Forse ho qualcosa in macchina. Fammi dare un’occhiata, ti richiamo fra poco. Anzi: mandami la posizione dell’incontro: ci vediamo là e saprò essere più preciso per il pranzo. A dopo. Grazie.
Chiuse la comunicazione senza attendere la risposta. Si era distratto: quando, parlando della crema al mentolo, aveva dato inconsciamente un’occhiata al portaoggetti, lo sguardo si era impercettibilmente soffermato sulla busta gialla e qualcosa che ancora non era emerso alla consapevolezza aveva attirato la sua attenzione. Con la scusa di verificare se la crema fosse ancora nel portaoggetti, fermò l’auto sul bordo della strada, valutando con attenzione di essere in una posizione sicura. Con gli occhi ancora sulla busta, aprì il bauletto e frugò senza guardare. Solo il suo tatto sarebbe stato testimone della presenza del barattolo di crema. La busta aveva il lato con il suo indirizzo di casa rivolto verso di se e lo poteva leggere distintamente. Non era quello che lo attirava, però: era scritto a mano, in stampatello, con una bella grafia. Nessun errore. Il francobollo era correttamente annullato e si vedeva chiara la data del giorno precedente. Ma c’era dell’altro. In alto a sinistra della busta, c’era un marchio stampato. Leggermente più grande della dimensione del francobollo, si distinguevano chiaramente due lettere, scritte entrambe in corsivo maiuscolo. Erano le lettere B e D affiancate, che si appoggiavano dolcemente su alcune righe ondulate.
Non aveva idea di cosa si trattasse ma qualcosa nella sua memoria si era mosso. La mano nel cruscotto era ferma da un po’ mentre stringeva il barattolo di crema al mentolo. Giacomo se ne accorse solo quando lo estrasse dal cassetto. Gli occhi però tornarono come attratti da una misteriosa forza sulla busta: depositò il barattolo tra le gambe e si dedicò all’apertura del plico. I lembi ne facilitavano l’operazione perché avevano un piccolo invito che avrebbe permesso senza sforzi di esaminarne il contenuto. Sollevò la chiusura, che era attaccata alla busta con un nastro biadesivo, allargò i bordi e senza estrarne il contenuto dette una sbirciata. Vide che era presente una foto in bianco e nero, che però non estrasse. Tuttavia, riuscì a notare che raffigurava delle persone in piedi sicuramente in posa per lo scatto. Erano quattro, o forse cinque, e tra loro c’era anche un bambino. Non aveva nessuna idea di chi fossero e nemmeno perché gliel’avessero inviata ma soprattutto chi lo avesse fatto.
Nonostante la giornata fosse limpida, udì un tuono. Distratto dal forte e improvviso rumore, lasciò la busta e guardò fuori dalla macchina per capire se stesse iniziando a piovere. «Non c’è neanche una nuvola… forse non è stato un tuono», dedusse.
Stringeva ancora il barattolo di crema al mentolo fra le sue cosce: pensò che l’avrebbe dovuta utilizzare al più presto perché il suo odore nauseabondo aveva invaso tutta l’auto ed era necessario aprire i finestrini e areare per bene.
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