Il volo di Martino.
Martino era un ragazzo pieno di energie e tanta voglia di fare. Amava guardare le stelle, non perché avesse la testa tra le nuvole, ma perché avrebbe voluto – prima o poi – raggiungerle e superarle.
Parlò serenamente con la sua famiglia di questo suo desiderio e chiese aiuto perché voleva diventare un astronauta. Gli consigliarono le migliori scuole, fece tanti sacrifici per poter studiare con i professori più illustri e alla fine conquistò l’agognato diploma! Era arrivato al momento più importante della sua vita: avrebbe solcato i cieli per raggiungere le stelle!
Ma qualcosa si frappose tra lui e i suoi sogni, perché dopo molti sacrifici e all’indefesso sostegno della famiglia e degli amici, si rese conto che non avrebbe mai potuto esaudire i suoi sogni: scoprì, suo malgrado, che aveva paura del vuoto!
E non c’era niente da fare: ogni volta che saliva su un aereo, gli prendevano attacchi di panico, paura di morire, timore di non riuscire a sopportare la tensione. Già si vedeva urlare e agitarsi a più non posso, ben fermo sul seggiolino tenuto dalla cintura di sicurezza – e anche questo gli creava un bel po’ di problemi…
Non poteva continuare, non ce l’avrebbe mai fatta: la sua vita aveva subito la delusione più forte che avesse mai potuto immaginare e che mai avrebbe voluto affrontare. Aveva speso anni della sua vita, e forse i migliori anni, per niente, perché la sua paura del vuoto non l’avrebbe mai fatto volare.
Martino si ritirò in una vita senza stimoli, fatta di sogni infranti e delusioni. Troppo forte era la sconfitta che non avrebbe mai più desiderato niente che non fosse prima scandagliato in lungo e in largo per verificare se fosse esaudibile facilmente. Ebbe una vita triste e senza stimoli: parenti e amici non lo riconoscevano più. Era cambiato, non era più lui, era diventato un’altra persona, si era trasformato, si era alienato.
Sparito, ma non tra le nuvole.
Il paracadute di Martino.
“Poveretto”, viene subito da pensare. Se la storia fosse vera, sentiremmo la voglia irrefrenabile di abbracciare Martino e rincuorarlo, dirgli che la vita è anche altro che voler volare. Ma siamo sicuri che Martino non avrebbe potuto, in qualche modo, esaudire il suo desiderio? Davvero non ci sarebbero state altre soluzioni?
La paura di volare; gli attacchi di panico; l’ansia preparatoria. Sono disturbi ben conosciuti dalla Psicologia e sono tra i fenomeni più trattati dagli Psicologi.
Se Martino avesse chiesto un ulteriore aiuto, forse l’ultimo, probabilmente non avrebbe buttato alle ortiche una vita passata a prepararsi per raggiungere il suo più grande obiettivo. Così come si era lasciato aiutare dai genitori a sostenere i costi dello studio, dagli amici per non farlo sentire solo, dagli insegnanti per imparare, avrebbe potuto farsi aiutare dallo Psicologo per aggirare i propri limiti.
Nessuno dovrebbe avere “paura” di chiedere aiuto allo Psicologo, così come non se ne ha quando chiediamo aiuto all’ortopedico per problemi alle articolazioni o al dermatologo per problemi di acne…
A volte chiedere aiuto allo psicologo è difficile, per paura di considerarsi dei falliti, lo stigma, il cambiamento, le emozioni, della dipendenza, del costo eccessivo.
Sorgente: Perché è difficile chiedere aiuto a uno psicologo? – Qui psicologia