L’atleta è come un potente fuoristrada. Egli ha bisogno che tutti i suoi complessi componenti fisiologici e mentali siano regolati a puntino per poter agire una prestazione all’altezza dei propri obiettivi. In questo articolo illustrerò che allenare solo il corpo non è sufficiente per completare la preparazione a una gara sportiva. Grazie all’allenamento mentale, possiamo coprire tutte le esigenza della preparazione perfetta!
Sia chiaro: non considero il motore di un’auto alla stessa stregua della perfezione di un corpo umano… Stiamo facendo il gioco delle similitudini!
La carrozzeria: il nostro corpo.
Su questo aspetto è quasi inutile soffermarsi. Così come un fuoristrada ha la propria carrozzeria, formata dalla lamiera e dalle varie componenti di sostegno come assi, semiassi, barre, ecc., anche l’atleta ha la propria pelle, le ossa, i muscoli, i tendini, ecc. Il “contenitore” e i suoi supporti sono pronti: proseguiamo con gli altri componenti, verso la definizione di un allenamento mentale.
Il motore: i nostri organi vitali.
Una carrozzeria senza il motore è un po’ come un essere imbalsamato… visibile ma immoto. Ecco allora l’importanza del motore: come ingranaggi che ben lubrificati si muovono secondo regole ben definite, anche i nostri organi interni interagiscono come componenti di un motore perfetto. I polmoni ossigenano il sangue che grazie alla forza del cuore va ad alimentare i muscoli che coadiuvati dai tendini spostano le ossa che imprimono il movimento degli arti… Tutto è connesso, un po’ come il topolino della fiera dell’Est. Abbiamo una buona carrozzeria e un ottimo motore: cosa manca? Andiamo avanti.
Il carburante: la nostra energia propulsiva.
Con la pancia vuota non si va da nessuna parte, recita un vecchio motto. Questo è altrettanto vero per il fuoristrada: puoi avere la migliore carrozzeria, il più potente motore, ma senza carburante… E così come fa la centralina elettronica dell’auto, anche il nostro metabolismo determina e gestisce i consumi e, tramite appositi segnali, ci avverte quando siamo in “riserva”. Siamo pronti? Adesso sì: non ci manca che allenarsi.
Le ruote: l’allenamento.
Ed eccoci finalmente alla parte più interessante del nostro percorso: le quattro ruote. Esse rappresentano la nostra preparazione, perché è su quelle che si poggia tutta la vettura; posso sceglierle della fattura che più si addice al mio fuoristrada (dimensioni, cerchi, colore, ecc.) e del tipo che più mi è utile per la prestazione (invernali, estive, lisce, chiodate, ecc.). Ma in ogni caso devono esserci tutte e quattro (sembra banale…) e tutte e quattro devono essere ben gonfie, o meglio, gonfie al punto giusto: ne poco né troppo.
Ed eccole, le quattro ruote, una per una, ognuna con i propri compiti:
- La prima ruota è quella dell’allenamento fisico: resistenza, potenza, fiato.
- La seconda rappresenta l’acquisizione delle tecniche e regole specifiche dello sport praticato.
- La terza si occupa delle strategie di gara: schemi, tempi, ecc.
- La quarta dà conto della preparazione cognitiva: quali obiettivi scegliere, come affrontare la gara, come reagire agli imprevisti; in altre parole l’allenamento mentale!
Sono sicuro che ogni atleta sa bene cosa fare per le prime tre ruote, ma chi conosce davvero l’importanza della quarta? Proviamo a porci delle domande e a suggerire le risposte corrette:
- Cosa significa scegliere degli obiettivi sbagliati? Che la prestazione non sarà soddisfacente, perché pensiamo “Avrei potuto fare di più e meglio”, oppure “Non sono in grado di raggiungere i miei obiettivi, sono un fallito”.
- Se nel momento della gara, nonostante mi sia impegnato al massimo negli allenamenti e mi senta atleticamente pronto, avessi attacchi di panico, senso di nausea, paura di andare in campo, voglia di scappare? Spiegherei questo stato con pensieri come “Non ce la farò mai”, oppure “Non sono abbastanza allenato”.
- E se iniziasse a piovere? Se la pista non fosse del materiale su cui mi sono sempre allenato? Se il pubblico fosse particolarmente ostile? Se pensassi che l’arbitro ce l’ha con me? Avrei già trovato delle scuse pronte all’uso nel caso non facessi una buona gara, tralasciando invece gli effettivi errori o disattenzioni che potrebbero darmi insegnarmi o suggerimenti nella direzione del miglioramento.
L’allenamento mentale (o mental training).
Questi sono solo alcuni degli esempi, ma assolutamente aderenti alla realtà, di situazioni che potrebbero mandare in fumo mesi, se non anni, di duro allenamento in vista della “gara della vita”. Questo però vale anche per le situazioni più ordinarie, come le gare a gironi, i campionati, i tornei. In questi casi, se vogliamo, lo stress è ancora più evidente e persistente, perché la gara si ripete e sempre con gli stessi stati emotivi. Da qui quel logorio e disaffezione che porta l’atleta all’abbandono dell’attività agonistica, non senza un senso di fallimento e incapacità.
Un buon allenamento mentale deve accompagnare sempre l’allenamento fisico e tecnico dell’atleta e non pensate che sia difficile. Ormai la Psicologia dello Sport ha messo a punto degli schemi di intervento che possono essere facilmente appresi e personalizzati, proprio perché ogni atlete è diverso dall’altro. Altrimenti arriverebbero tutti primi…